Lo split payment è uno di quei meccanismi fiscali che, nel tempo, ha suscitato non pochi dubbi tra imprese, professionisti e anche pubbliche amministrazioni. È in vigore da quasi dieci anni, ma presto subirà una modifica importante che interesserà in particolare chi lavora con le società quotate in Borsa.
Vediamo insieme cosa cambia e cosa significa, in concreto, per chi emette o riceve fatture.
Un rapido ripasso: cos’è lo split payment?
Lo split payment (in italiano “scissione dei pagamenti”) è stato introdotto nel 2015 con l’obiettivo di combattere l’evasione dell’IVA. In pratica, nelle operazioni con enti pubblici o determinate società controllate, l’IVA non viene versata dal fornitore, ma direttamente dall’ente cliente allo Stato. Quindi chi emette la fattura non incassa l’IVA: è il cliente che si occupa di versarla all’Erario.
Cosa cambia dal 1° luglio 2025
Dal 1° luglio 2025, le società quotate in Borsa (quelle inserite nel FTSE MIB, per intenderci) usciranno dal perimetro dello split payment. Questo vuol dire che, per loro, tornerà ad applicarsi il regime ordinario dell’IVA.
Attenzione però: lo split payment rimane comunque in vigore per le pubbliche amministrazioni e le società controllate pubblicamente, almeno fino a giugno 2026, come da proroga concessa dall’Unione Europea.
Cosa significa per chi emette fattura?
Se lavori con una società quotata, dal 1° luglio 2025 dovrai tornare a emettere la fattura con IVA e considerarla come qualsiasi altra operazione commerciale tra privati. L’IVA incassata andrà poi liquidata normalmente, secondo le scadenze fiscali previste.
Quindi:
- niente più split payment;
- IVA da calcolare, incassare e versare;
- necessità di aggiornare eventualmente il gestionale per evitare errori nelle fatture.
Un punto importante: la data che fa fede è quella di emissione della fattura (quella che risulta dalla trasmissione allo SDI). Se invii la fattura entro il 30 giugno 2025, vale ancora lo split. Dal 1° luglio in poi, cambia tutto.
E per le società quotate?
Per queste realtà, l’uscita dallo split payment può rappresentare una semplificazione nella gestione degli acquisti e della contabilità. Non dovranno più trattenere e versare l’IVA per conto dei fornitori, ma semplicemente pagare l’intero importo della fattura, come accade normalmente nel settore privato.
Ovviamente dovranno rivedere anche loro i processi interni, soprattutto per distinguere correttamente le fatture ricevute prima e dopo la data di entrata in vigore del nuovo regime.
Un esempio pratico per capirci meglio
Immagina di essere un fornitore che collabora con una società quotata.
- Il 29 giugno 2025 emetti la fattura → Applichi ancora lo split payment.
- Il 2 luglio 2025 emetti una nuova fattura → Devi applicare l’IVA in modo ordinario, come se stessi fatturando a un’altra impresa privata.
Cosa conviene fare ora?
Se sei un professionista o un’azienda che lavora sia con la PA che con società quotate, questo è il momento giusto per:
- verificare i software di fatturazione, per evitare automatismi sbagliati dal 1° luglio;
- formare chi gestisce la contabilità o le vendite, per evitare di sbagliare la scelta del regime IVA;
- monitorare attentamente la data di emissione delle fatture, specialmente nel periodo di passaggio tra giugno e luglio.
Lo split payment non sparisce del tutto, ma cambia volto: dal 1° luglio 2025, le società quotate ne saranno escluse. Un cambiamento che richiederà qualche piccolo aggiustamento operativo, ma che potrebbe semplificare la vita a chi lavora con clienti diversificati.
Come sempre, rimanere aggiornati e pronti è la chiave per non farsi trovare impreparati davanti ai cambiamenti normativi.

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